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Durante l’emergenza sanitaria - che ha tenuto e per certi versi continua a tenere stretto in una morsa di preoccupazione il mondo – gli attacchi informatici hanno registrato una crescita esponenziale. I cyber attacchi sono stati di varia natura a danno di parecchie infrastrutture. Il trend, però, ha visto un prender piede capillare dei #ransomware, soprattutto a danno delle strutture sanitarie, le stesse che ad esempio nel 2020 erano impegnate a contrastare il coronavirus. Impossibile non ricordare, i primi mesi della pandemia, quando venne preso di mira con un pericoloso tentativo di hackeraggio, l’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma o quello, nel mese di agosto, che vide coinvolta la Regione Lazio. I criminali informatici, con un ritmo di reati compiuti a dir poco spaventoso e mettendo in pratica sempre più raffinate e sofisticate tecnologie, non solo ledono governi ed aziende ma sono pericolosi anche per il singolo utente che vive la realtà digitale e digitalizzata. Per quello che riguarda i #ransomware c’è da dire che anche il 2021 ha avuto il suo bel da farsi nel campo di queste aggressioni. Secondo i dati forniti da Unit42, team ricercatori di Palo Alto Networks, uno degli attacchi più significativi è stato quello ai danni della società informatica “Kaseya” a cui sono stati chiesti come riscatto, 50 milioni di dollari in Bitcoin.Se si pensa che l’anno prima ne sono stati chiesti 30 milioni, questo mette in evidenza, dato avallato anche da Palo Alto Networks, come i criminali all’interno del mercato nero si muovo seguendo le oscillazioni a rialzo. Prezzi sempre più alti anche perché i cyber criminali hanno iniziato ad utilizzare il metodo della “doppia estorsione”: ovvero recupero dati ed evitare la loro diffusione. Questo, secondo la logica criminale, crea una pressione psicologica che dovrebbe spingere al pagamento del riscatto. Anche l’Italia, soprattutto ad essere colpite sono le aziende, prendendo in esame i dati registrati nel mese della sicurezza informatica dalla società Check Point Research, ricevono circa 903 attacchi a settimana. Seconda all’interno dell’Unione Europea, dopo la Spagna, l’Italia rispetto all’anno scorso ha visto crescere del 36% questo tipo di aggressioni e l’1,9% riguarda proprio i #ransomware. I settori maggiormente colpiti sono stati quello dell’istruzione, della ricerca e della sanità senza dimenticare la pubblica amministrazione. Quello che viene fuori è la necessità di cercare di riuscire ad arginare questi pericoli crescenti investendo sulla cyber sicurezza e sulla cultura del digitale. La nuova era, fatta di pixel ed algoritmi, per affrontare le nuove sfide tecnologiche ed innovative, non certo prive di insidie, non deve farsi cogliere impreparata e per questo solo una strategia di difesa preventiva soprattutto può aiutare.
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